L’uomo preistorico, come gia detto in precedenza, conosceva bene sia i coloranti minerali, come è testimoniato da reperti quali la ceramica dipinta e i ciottoli ornati, sia dalle analisi sulle pitture parietali, che i coloranti vegetali. Questi ultimi sono meno attestati in quanto più facilmente alterabili e si degradano molto rapidamente nel suolo.
Studi paleobotanici testimoniano la presenza di piante e frutti tintori in molti siti: questi potrebbero essere stati usati come alimenti, lettiere, combustibile o medicinali. Ma sicuramente fili e tessuti, corde, intrecci e stuoie erano tinti: non è pensabile che ceramiche ed ornamenti fossero vivamente colorati e che nello stesso tempo i tessuti non lo fossero. Basta pensare alle pitture parietali del Paleolitico Superiore, oppure alla varietà incredibile di colori dei tessuti tribali moderni. La stessa complessità tecnica raggiunta nella fabbricazione dei tessuti doveva ricevere ancor più risalto dal contrasto dei fili tinti con diversi colori.
I coloranti venivano ricavati dalle essenze spontanee, piante ed alberi, le cui proprietà tintorie erano state riconosciute attraverso la raccolta per l’alimentazione e per le altre attività della vita quotidiana.
Il filato veniva dapprima trattato con alcune sostanze chiamate mordenti, per pulire bene la fibra, rendere la tinta insolubile nell’acqua e così fissarla tenacemente: questa operazione si chiama mordenzatura. Sulla base di confronti etnografici e storici, potevano essere usati a questo scopo l’urina, umana o animale, l’acqua salata, l’argilla, l’allume e la cenere, soprattutto quella di piante come la saponaria e la consolida. Altri mordenti vegetali sono il tannino, ricavato da corteccia di quercia, salice, nocciolo, galle della quercia, liquidi di fermentazione di frutti e bacche. Il tannino e le galle potevano essere utilizzate anche per la concia dei pellami. Il filato veniva poi tinto macerandolo in acqua calda o fredda insieme alla pianta sminuzzata.
Il colore ottenuto dipendeva da vari fattori: dalla parte della pianta che veniva usata, dal tipo di mordenzatura, dal procedimento seguito, dal tipo di recipiente usato durante le operazioni, dalla fibra stessa, con tutta la gamma di sfumature possibili all’interno di una stessa tinta.
Con la scoperta della lavorazione dei metalli , prima il rame poi il bronzo e infine il ferro , che hanno modificato profondamente tutta la vita dell'uomo primitivo, i metodi di filatura, tessitura e tintura sono radicalmente cambiati, e da questo momento si può ricostruire la storia dell'artigianale tessile e tintorio con maggior precisione.
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