venerdì 7 settembre 2012

L'oriente

La Cina e tutti i popoli dell'Estremo Oriente conoscono la seta da tempi antichissimi. In manoscritti che risalgono al in secolo a.C. si sono trovate delle notizie su come coltivare il baco da seta, filare e tingere la seta stessa. In Cina come coloranti venivano usati il cartamo (gialli e rossi), il somacco (giallo), il mirtillo (blu e lillà), l'indaco, che era utilizzato in vari modi, e di tanti altri coloranti non sappiamo ancor oggi come venivano utilizzati o da quale pianta, insetto o minerale venivano ricavati. Per molti secoli l'arte della seta, dalla coltivazione del baco al tessuto finito, è stata una prerogativa delle corti imperiali. I segreti della tintura erano tenuti da pochi tintori abilissimi che vivevano nei recinti dei palazzi imperiali e non potevano divulgare nessuna notizia in proposito. Le materie coloranti venivano usate fresche, ma sappiamo che venivano anche conservate con metodi a noi sconosciuti. In Giappone, per tingere la seta, si ricavavano i colori anche dalle alghe marine, anzi questa era una specialità del popolo giapponese, amante delle tinte tenui e raffinate. I filati per i più bei kimono erano tinti con alghe, usando il metodo delle legature di cui abbiamo parlato a proposito dell'India.

In Giappone, con questo metodo, tingevano la sottilissima seta, così i tintori e i tessitori giapponesi, lavorando in perfetto accordo, riuscivano a ricavare sui tessuti dei meravigliosi disegni a più colori. In questa rapida panoramica sulla tintura nel mondo antico, non possiamo ignorare l'America dell'epoca precolombiana e gli abilissimi tintori indiani dell'America settentrionale. Nell'America centrale toltechi, maya e aztechi e nell'America meridionale gli incas ,erano così avanzati nell'arte della tintura che,dopo la conquista spagnola hanno rivoluzionato le millenarie tecniche tintorie dell'Europa.

In Perù si sono ritrovate stoffe di raffinata fattura, risalenti al 2500 a.C. in lana, in cotone, in alpaca, in vicuna dai colori nero, violetto, azzurro di indaco (ma diverso da quello indiano), rosso di cocciniglia (un insetto parassita del cactus: Dactilopius Coccus Cacti), i bruni ottenuti da radici, i gialli dal legno di piante locali. Molte di queste materie coloranti sono state largamente diffuse in Europa dopo i viaggi di Cristoforo Colombo, alla fine del 1400.

Gli indiani dell'America del Nord tingono e conciano le pelli usando ancor oggi piante locali e seguendo le segrete ricette tramandate dai progenitori. Particolarmente interessanti sono i totem di legno dipinti a vivaci colori e i bellissimi cesti che gli indiani intrecciano con grande abilità.

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