venerdì 7 settembre 2012

Medio oriente e Fenici

II Medio Oriente ha una storia antichissima e ricchissima. Nelle terre bagnate dall'Eufrate e dal Tigri si sono succedute le più importanti e le più ricche civiltà antiche dal 4000 a.C. in poi: i Sumeri, gli Accadi, i Babilonesi, gli Assiri, i Caldei i Persiani e sulle coste del Mediterraneo i Cananei che poi diverranno i Fenici. Tutti questi popoli sono stati maestri nell'arte della tessitura e della tintura,ma, mentre gli Egizi amavano la semplicità delle vesti di lino, fatte a piccole pieghe e tinte con pochi e sobri colori, nei Babilonesi troviamo il gusto dallo sfarzo, la ricchezza dei colori, la pesantezza delle vesti ricche e infiocchettate.
Questi popoli erano grandi allevatori di pecore e montoni da cui ricavavano la lana fibra facilissima da filare , da tingere e da tessere. I colori vengono assorbiti molto bene dalla lana e rimangono vivaci e lucenti, e i Babilonesi e i Caldei sfruttavano sapientemente queste proprietà della lana. Quasi sempre tingevano la lana in fiocco, cioè non ancora filata, poi durante la filatura e la tessitura i colori venivano mescolati mirabilmente.

Anche nella Bibbia si parla spesso di tessitura e di tintura, vi sono descrizioni di tessuti,di vesti e di città particolarmente ricche di tintorie e di telai.E anche per gli ebrei la tintura doveva essere molto costosa, infatti dai reperti archeologici riguardanti le antiche tintorie possiamo vedere come vi fossero degli accorgimenti, speciali vasche e contenitori, che permettevano di recuperare anche la più piccola parte del liquido colorante. Probabilmente gli Ebrei tingevano in matassa e non in tessuto e questo si può dedurre dalla forma e dalle dimensioni delle vasche nelle tintorie. I coloranti più comuni e particolari erano il kermes (Coccus Ilicis), un parassita della quercia, da cui si otteneva il rosso ; la Porpora fenicia, carissima ma molto bella, che dava il color porpora e il violetto; le galle di quercia, il mirtillo e il bitume del mar Morto da cui si ottenevano i neri.

I più famosi tintori del mondo antico mediterraneo furono i Cananei, detti più tardi Fenici. Questo popolo attivissimo ha la fama di aver scoperto la tintura con la porpora, una delle più alte realizzazioni della chimica tecnologica del mondo antico, tra il 1450 e il 1400 a.C. Anche se non fossero stati proprio i Fenici a scoprire la porpora, ma altri popoli, i Cretesi a esempio, certo è merito dei Fenici di aver saputo ben utilizzare la porpora, sia industrialmente sia commercialmente, e di aver tenuto segrete le ricette per molti secoli. Essa era così famosa da dare il suo nome alla regione comprendente la Palestina e la Siria, in quanto‘'Canuan‘'originariamente significava appunto "Terra della porpora. " Questa gente, fuggita dal Golfo Persico seguito ad un terremoto s'era stabilita lungo la costa mediterranea orientale dove aveva fondato le città di Tiro e Sidone. Nel secondo millennio passò sotto l'influenza e, in certi periodi, sotto il dominio dell'Egitto: dominio che venne sconvolto dall'invasione degli Ittiti (1198-1166 a.C.), apportatori di rinascita del popolo fenicio, destinato a diventare la prima nazione marinara del Mediterraneo.

Quantunque la cultura Cananea sia stata presa a prestito quasi per intero dai popoli dell'Egitto, della Mesopotamia e dell'Egeo, nondimeno i Fenici compensarono con un lusso favoloso ciò che mancava loro in fatto di capacità creativa ed in originalità  ed erano indubbiamente eccellenti artigiani nella produzione di svariatissimi articoli, tra i quali gli elaborati componenti dell'abbigliamento. Come si sa la porpora si ricavava estraendola con un laborioso processo lavorando la secrezione estratta dalle conchiglie di alcuni molluschi marini, particolarmente il Murex Trunculus; il Murex Brandaris, la Porpora haemastoma ed altri simili. Questi gasteropodi hanno una vescichetta contenente un liquido giallastro, che al contatto  con l'aria diventa rosso. Ricavare il rosso da questi animaletti non era facile: la quantità di colorante era minima e andava utilizzata subito.

I Fenici, che allevavano i Murex sulle coste del Mediterraneo, avevano fatto di Tiro e di Sidone i due maggiori centri di commercio dei manufatti tinti con la porpora. Probabilmente il bisogno di nuovi spazi per la coltura dei Murex aveva spinto i fenici ad allontanarsi sempre più dalle loro terre e a creare dei nuovi centri commerciali in tutto il Mediterraneo e oltre. La porpora è una tintura carissima e ormai introvabile, ma i fenici sapevano sfruttarla molto bene:

………Le sue mani puzzano ed hanno lo stesso odore del pesce putrido . I suoi occhi sono fortemente marcati alla stanchezza…

Così nel papiro Anastasy , un opera poetica dell'anno 1400 a.C viene descritto il tintore che lavorava con la porpora.

Oltre a tingere in porpora pura, anche con due tinture sovrapposte per dar maggior ricchezza al tessuto, sapevano rendere la tintura di porpora meno cara ,  facendo una base di leggera porpora e una seconda tintura con delle materie coloranti più correnti, come lo zafferano, il mirtillo o il kermes e ottenendo delle tinte che spaziavano dall'arancio al vermiglio, al viola. Buoni clienti dei Fenici erano i sacerdoti ebrei, come ci si può render conto dalle testimonianze delle Bibbia. Dell'alta considerazione goduta dagli artigiani fenici si ha un eloquente saggio nella lettera che Salomone, accingendosi a costruire la casa del Signore, diresse ad Iram, re di Tiro :

"Mandami un uomo valente, capace di lavorare l'oro, l'argento, il rame, il ferro, la porpora, lo scarlatto, il giacinto, e che sappia fare lavori d'intaglio valendosi degli artefici che sono con me in Giudea ed in Gerusalemme, raccolti da Davide, mio padre".

Si capisce bene che Salomone per la sua prestigiosa impresa aveva bisogno di un vero e proprio direttore dei lavori dotato di una sicura conoscenza dei vari rami della tecnica. Iram poté soddisfare la richiesta e rispose:

"Ti ho mandato un uomo potente e di grandissima capacità, figlio di una donna delle figlie di Dan e di un padre di Tiro, il quale sa lavorare in oro, in argento, in rame, in ferro, in marmo, in legno ed anche in porpora, in giacinto, in bisso, in scarlatto; sa fare ogni sorta d'intagli ed inventare ingegnosamente tutto quello che occorre per qualsiasi lavoro".

Miglior ritratto di un industre Fenicio non avremmo potuto immaginare . Ma questo espertissimo le cui doti venivano così altamente magnificate non doveva essere un'eccezione nel mondo fenicio. Sappiamo infatti che altri importanti clienti degli abilissimi artigiani fenici erano i Persiani, specialmente quelli della dinastia Achemenide, amanti del lusso e dello sfarzo. Ma anche in Persia non mancavano bravi praticanti di varie arti e la loro consumata arte tintoria è stata  tramandata alle innumerevoli generazioni di creatori di stupendi tappeti. E' da credere che la specialissima rossa tintura persiana eseguita col chermes non venisse applicata solo sulle fibre tessili, ma anche sulle pelli destinate a confezionare parti del raffinato corredo d'abbigliamento.
Anche la cultura araba ha lasciato  un importatnte   codice dell'arte tintoria L'opera di Ibn Badis fornisce indicazioni pratiche per l'estrazione di materie coloranti dalle loro fonti naturali. Per esempio il verde si otteneva dalla parietaria (Parietaria officinalis L ) detta in arabo hurraq, o da aghi di pino sospesi in vecchio vino e poi immersi nel liquido quando si notava il viraggio del bagno al color bluastro. Il colore verde si applicava sui manufatti allo stesso modo del giallo, in miscela con allume. Il colore nero si produceva dalla reazione di aceto con ruggine di ferro. Le tinte gialle aranciate si ottenevano con l'estratto di cartamo (Carthamus tinctorius

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