martedì 26 febbraio 2013

Mordenti nel Medioevo


Mordenti tanninici
  • Galla
(o noci di galla) erano chiamate le protuberanze che si formano sulle foglie e nei rami degli alberi in seguito all’azione di alcuni insetti che vi depositano le uova. In presenza di sali di ferro davano una soluzione nera, usata come colorante. Nei documenti non sono citate precisamente le zone di provenienza delle galle che potevano essere di qualità pregiata, importate dall’Oriente, oppure di un tipo scadente che si raccoglieva nell’Italia meridionale.
  • Scorza
Molti erano gli alberi le cui scorze, ricche di tannino, erano usate dai tintori medievali come fissanti. In Europa le ischotze più ricercate erano quelle dell’ontano (6-15% di tannino), betulla, castagno (5-10%) e la grande famiglia delle querci: rovere, leccio, ecc. (10-15%).
  • Foglia
La foglia era considerato un ottimo fissante. Il nome della pianta dalla quale si ricavava la foglia, è il rubus fructicosus, ovvero la foglia del rovo delle more.

Mordenti potassici
  • Gromma
La gromma (o gruma) è il “cremor di tartaro” formatosi nei tini per effetto della fermentazione. Quando la gromma veniva bruciata essa rendeva le ceneri assai ricche di potassio (detto allume di feccia) e quindi veniva adoperato come ottimo mordente.
  • Allume
L’allume era il mordente a base di potassio maggiormente usato dai tintori del medioevo. Il suo impiego si diffuse in Italia soprattutto dopo che nella Toscana meridionale e nell’alto Lazio ne furono scoperti ricchi giacimenti. Il migliore era l’allume di rocca ricavato dall’allumite, un solfato basico idrato di potassio e alluminio estratto da rocce di origine vulcanica. L’allume, oltre a fissare stabilmente le tinte su ogni genere di fibra tessile, conferiva una forza illuminante che rendeva i manufatti particolarmente apprezzati sul mercato. Per tali pregi esso era oggetto di un intenso commercio che univa le zone di estrazione (Allumiere, Tolfa) ai maggiori centri dell’industria tessile italiana.
  • Cenere
Nel medioevo la cenere era impiegata per il lavaggio di lane e stoffe secondo un procedimento usato fino ai nostri giorni (ranno o cenerone), ma ebbe un largo impiego anche in tintoria, specialmente fra i tintori dell’Arte del guado. Le ceneri, ricche di potassio, ricavate dalla combustione di legna dolce e forte, erano un ingrediente indispensabile per la preparazione del bagno di colore in quanto potevano svolgere le funzioni modernamente assolte dalla soda: promuovevano cioè l’alcalinizzazione del bagno rendendo stabile il composto solubile delle tinte mediante mordenzatura delle fibre.

Nessun commento:

Posta un commento